23.9.09

Il teatro politico scende dalla cattedra


Cosa rimane oggi della sinistra? I drappi rossi e la falce e martello riescono ad evocare solo un passato dai contorni sbiaditi e dal sapore quasi mitologico? È questo il dubbio amletico che anima lo spettacolo di Fabio M. Franceschelli “Appunti per un teatro politico” che, lungi dall’offrire banali formule risolutive o dall’indicare una netta via da seguire, tratteggia con dolorosa ironia l’annebbiamento di una sinistra da tempo impaludata.
Affiancati da due tende rosse, sovrastati da un triangolo dorato tra il massonico e il regale, il monarca capitalista Sir Jacksonn e il suo fido primo ministro Sir Jackson (le “n” alla fine dei cognomi sono cruciali) danno vita a un dialogo sboccato, in cui il turpiloquio e gli espliciti riferimenti alla sfera sessuale stridono grottescamente con una recitazione piatta, degna di una annunciatrice televisiva. I luoghi comuni della società consumistica vengono dilatati, il giallo e il rosso della scena sono aggressivi come i lustrini e gli addobbi pseudo-natalizi che agghindano i costumi dei personaggi. Nonostante il suo potere, la smodata bramosia di “culi” di Sir Jacksonn non può essere soddisfatta: la liturgia di palazzo e il protocollo impongono inconsistenti incontri istituzionali in cui la stretta di mano cordiale e il sorriso per la stampa sembrano prodotti da un automatismo irresistibile. Tra ingiuriosi appelli all’autore del testo e ossessive ripetizioni di alcune battute che rimandano al teatro dell’assurdo, si arriva alla rappresentazione di un regime comunista in cui l’unica “rivoluzione” è rappresentata da un cappello con la falce e martello e dalla scomparsa da tutti i cognomi delle “n” finali, cosicché tutti i personaggi si chiamano “compagno Jackso”, e se prima l’oggetto del desiderio erano i culi, ora il primo dirigente del partito non pensa ad altro che alle tette. Come soluzione di continuità in questo ribaltamento gattopardesco, si inserisce un monologo politico in cui i proclami e le dichiarazioni di intenti oscillano tra un idealismo socialista impolverato e un impenitente populismo che solletica il ventre dell’elettorato. Citando Brecht e Pasolini, il personaggio mostra orgoglioso la sua busta paga da 1.450 euro, ma poco alla volta scopre che la vita gli si pone davanti: il matrimonio, i figli da mantenere, il lavoro da riconquistare ogni mattina e quei 1.450 euro al mese diventano una decina di euro al giorno. In un crescendo di tensione l’attore si ritrova nudo sul palco, spogliato di tutte le sovrastrutture imposte da una società che misura tutto con il tintinnio delle monete, a urlare la sua rabbia alla disperata ricerca di una chiave di volta.

Matteo Marcozzi
 
OlivieriRavelli_TEATRO
Appunti per un teatro politico
drammaturgia e regia di Fabio M. Franceschelli
con Claudio Di Loreto, Silvio Ambrogioni, Gabriele Linari, Domenico Smerilli
ideazione scene e costumi Fabio Franceschelli, Claudio di Loreto

1 comment:

  1. Lo spettacolo è bellissimo!
    L'articolo è sulla stessa linea di bellezza!
    Gli attori sono bravissimi!
    Ma je lo volemo da' sto premio ubu?

    .....azz! m'è cascato un Quadro sulla testa!

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