
Anche quest’anno calca i palchi dei Teatri Invisibili la compagnia Synergie Teatrali, che come sempre propone una nuova sfida all’esigente pubblico; se l’anno scorso questa si traduceva nella lettura di alcune novelle del Decameron di Boccaccio, quest’anno diventa l’immersione nell’avventura di uno dei romanzi più celebri di Jules Verne: Ventimila leghe sotto i mari.
Se cambiano la tipologia di spettacolo, il pubblico di riferimento e i temi, tuttavia non cambiano l’esuberanza e l’eccentricità che ogni spettacolo di Stefano Artissunch porta con sé. Infatti, accomodatosi sulle poltrone, lo spettatore viene introdotto immediatamente nella storia da un’azione costruita su più livelli scenici, poiché la platea stessa è trasformata in un’appendice del palco (soluzione che per altro crea alcuni problemi per la visualizzazione completa dello spettacolo, ma allo stesso tempo ottima per sottolineare i diversi registri in scena). Dopo il battibecco tra due marinai (Stefano Artissunch e Alessandro Marinelli) sull’esistenza di un fantomatico mostro marino speronatore di navi, ci si immerge prima in una sorta di talk show che presenta uno dei personaggi principali, il professor Aronnax, studioso e ricercatore a Parigi (Alessandro Marinelli), e poi nella vera avventura, attraverso l’incontro con Ned Land (Alessia Bedini), baleniere professionista alla ricerca del mostro sulla “Abraham Lincoln”, la nave che dopo tre mesi di navigazione verrà affondata.
Da qui in poi il racconto diventa quasi iconografico, fatto per immagini più che da parole, se non per brevi puntualizzazioni di dialoghi e poche frasi atte a far comprendere la filosofia e il fine comunicativo della storia. Il percorso immagini-fero è coadiuvato da strutture in metallo e teli di plastica che, inizialmente poste alla rinfusa, si trasformano nella poppa di una nave, in vele, in un palco del talk show o in una scatola per ombre cinesi. Particolari luci ad anello celesti, poste agli estremi del palco, disperdono luce come fari subacquei, creando un effetto - grazie al nero che predomina in scena e alla verticalità delle canne d’organo, erette sul fondo come ali argentate di un trono – che ricorda antichi antri bui, carichi di segreti e creature misteriose.
Tutto ciò pian piano obera la scena, finché non ci ritroviamo all’interno del Nautilus, il celebre sommergibile frutto della genialità di Capitan Nemo (Stefano Artissunch), che tutti credevano un mostro feroce al pari di quello di Loch Ness,. Il bazar di oggetti che occlude la scena rende subito palesi le due visioni che i co-protagonisti hanno del Nautilus; se infatti il professor Aronnax vede il sottomarino come mezzo privilegiato di progresso umano e scientifico, nonché coronamento dei suoi sogni di scienziato, dall’altra parte per Ned Land rappresenta una meravigliosa prigione d’oro, attraente e claustrofobica.
I personaggi si muovono abilmente in questa difficoltosa scenografia: si avvertono appena i continui cambi scena che segnano il percorso narrativo, facendoci percepire i simboli celati dietro a ciascuno dei tre personaggi, soprattutto per quanto riguarda Nemo, l’eroe nero proiettato verso l’indipendenza, alla ricerca disperata di una libertà totale che potrà trovare soltanto nella morte.
Al termine dello spettacolo rimane la consapevolezza di aver assistito a una messa in scena che non comunica solo attraverso la parola, ma anche e soprattutto attraverso le immagini: visto che la società moderna spinge sempre più verso una comunicazione più condensata e diretta, quale miglior mezzo per un teatro che è rivolto soprattutto ai ragazzi e quindi al nostro futuro?
Carlo Benigni
Synergie teatrali
Ventimila leghe sotto i mari
liberamente tratto da Jules Verne
adattamento di Stefano Artissunch e Alessandro Marinelli
con Stefano Artissunch, Alessandro Marinelli, Alessia Bedini
scenografia Pietro Cardarelli
regia Stefano Artissunch
organizzazione generale Danila Celani
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